COLLE DI VAL D' ELSA

Il territorio nell'antichità.

Il Territorio, il Museo, 

il Gruppo Archeologico, le Tombe visitabili.

 

a cura di Leonardo Terreni

Con il secondo numero della rubrica " SPECIALE MILLIARIUM" si consolida il piano di valorizzazione dei territori comunali della Toscana , tutelati da gruppi di volontariato archeologico operanti in stretta collaborazione con le soprintendenze preposte e le amministrazioni locali. Dopo lo speciale su Casole d'Elsa ho ritenuto opportuno descrivere il territorio comunale e il Gruppo di Colle di Val d'Elsa per meglio approfondire quella che è considerata una delle zone archeologicamente più ricche ( e ancora in parte da valorizzare ) della Toscana, potendo confidare anche negli stretti rapporti di amicizia che mi legano ai presidenti delle locali Associazioni. Come per Casole d'Elsa, va un particolare ringraziamento alla dott.ssa Giuseppina Carlotta Cianferoni, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologica per la Toscana che, con la solita disponibilità che la contraddistingue, mi ha messo a disposizione dati e materiali per la realizzazione del presente articolo.

TERRITORIO COMUNALE

Provincia di Siena, a circa 24 Km. dal capoluogo.

Superficie Kmq 92,21 ed estensione a sud e a ovest del capoluogo, fra le prime propaggini nord della Montagnola Senese e la parte orientale del settore nord delle Colline Metallifere, con al centro la valle del fiume Elsa, che corre da sud a nord sul lato est del territorio comunale. Confina con i comuni di : Poggibonsi, Monteriggioni, Casole d'Elsa, Volterra e San Gimignano ( rispettivamente da N a W seguendo il senso orario).

Altitudine del capoluogo m. 223 s.l.m., massima altitudine del territorio comunale m. 411.

Orogenesi: depositi sedimentari marini e continentali del Pliocene, mentre le zone a sud verso la Montagnola, Staggia, l'altopiano di Campiglia e Le Grazie depositi sedimentari di travertino del periodo Plioquaternario. I panconi, impropriamente detti tufi, si presentano spesso ricchi di fossili marini, come a Quartaia, oppure ricchi di formazioni calcaree, come alle Porciglia e a Le Ville.

Idrografia: sulla linea spartiacque del fiume Elsa e di alcuni suoi affluenti di sinistra, come il torrente Fosci o Foci, Senna, il botro agli Strulli ecc.

Cartina dei ritrovamenti archeologici nel territorio di Colle

 

COLLE NELL' ANTICHITÀ

E' doveroso premettere che è in corso una profonda revisione cronologica inerente la presenza etrusca in tutto il territorio in oggetto, volta a meglio reinquadrare storicamente ogni ritrovamento fatto. I vecchi studi sull'Alta Valdelsa, infatti (come per il resto dell' Etruria), si sono basati su dati forzatamente limitati per colpa dell'autentica "caccia" alle necropoli e relativi corredi funerari, vero "Peccato originale" dell'archeologia di un tempo. Ulteriori problemi nello studio della zona sono dipesi anche dal fatto che insediamenti una volta appartenenti allo stesso territorio e perciò omogenei culturalmente, sono oggi distribuiti in aree amministrative ben distinte come ad esempio i comuni di Colle di Vald'Elsa e Casole d'Elsa. Infine, ma di primaria importanza, una lunga serie di reperti provenienti dalla "caccia" alle necropoli sopra citate, si era di fatto suddivisa in numerosi rivoli costituiti dalle collezioni private ottocentesche. E' anche in ragione di ciò che alcuni corredi sono ora separati fra il museo di Colle (quelli provenienti dalla necropoli Le Ville) e il museo di Casole (quelli provenienti da Querceto, collezione Bargagli). Fortunatamente a dimostrazione di quanto sia importante superare i campanilismi e gli interessi di parte, i Gruppi Archeologici relativi ai territori in oggetto hanno instaurato un'eccellente rapporto di collaborazione per superare queste difficoltà. L'attuale inversione di tendenza nell'impostazione delle ricerche indirizzate a privilegiare finalmente sia i siti abitati che un miglior coordinamento fra le varie discipline archeologiche, sta portando i moderni specialisti a risultati sorprendenti ed inaspettati su tutta l'area. Uno di questi risultati è il chiaro delinearsi di un territorio "Casolano" ben definito ed organizzato facente da riferimento anche ad una parte del comune di Colle ( Le Ville, Poggio di Caio, Le Porciglia ecc.). Se vogliamo essere obiettivi, però, si può ipotizzare, con la dovuta prudenza, anche un territorio "Colligiano", ancora tutto da definire. Dometaia, Campiglia dei Foci, Gracciano, Le Grazie, potevano non gravitare su Casole d'Elsa e vivere di vita propria grazie ai commerci dovuti alla viabilità capillare della zona; oppure.... visto l'aspetto di Colle Alta che è quanto di più "etruscheggiante" si possa immaginare (anche se solo una statuetta votiva in bronzo, in fase di studio, è stata trovata occasionalmente all'interno della vecchia città), è qui che un antico abitato si potrebbe essere sviluppato diventando punto di riferimento per le località sopraccitate. La rupe e le sue alte pareti su profondi canali, l'isolamento artificiale del resto del pianoro, l'importante viabilità di crinale, il fiume Elsa così vicino, all'occhio del visitatore attento, il centro della Valdelsa più simile alla tipologia di alcuni insediamenti etruschi, anche rupestri, dell' Etruria centro meridionale. Tutto questo è, per ora, solo un'ipotesi (o un sogno ricorrente?) di un appassionato innamorato della zona. Mi auguro che più accurate e fortunate ricerche a Colle Alta, anche in occasione di lavori stradali, negli scantinati ecc. possano portare a riscontri positivi. Il territorio comunale di Colle di Val d'Elsa, come del resto tutta l'alta valle del fiume, ha solo occasionali testimonianze attinenti al Paleolitico, dovute più alla scarsità di sistematiche e mirate ricerche, che all'effettiva mancanza di questa facies culturale. Di diversa importanza sono i ritrovamenti protostorici, pur meno numerosi di quelli rinvenuti a Casole. Su tutti, le due tombe eneolitiche a grotticella in località Le Lellere, presso il capoluogo, ampiamente danneggiate da lavori stradali, ma con reperti sufficienti per lo studio e la datazione ( attualmente al museo di Colle ). Mancano ufficialmente ritrovamenti della prima età del ferro ( il cosiddetto Villanoviano ), essendo il ritrovamento di Nerbona riferibile alla metà/fine del VII sec. a.C. E' però con il periodo etrusco propriamente detto, dall'arcaismo a tutto l'ellenismo, che Colle presenta una mole di reperti,una varietà di tombe e una vastità di necropoli (che descriverò a parte ) tali da farla annoverare fra le principali località archeologiche della Toscana. Sottoposto alla lucumonia di Volterra, il territorio di Colle era un'importante crocevia da e per l'Etruria centro - settentrionale. Non voglio annoiare ulteriormente il lettore, avendolo già fatto nel precedente "speciale" su Casole d'Elsa, ripetendo tutte le vicissitudini storiche legate all'area Volterrana, dagli etruschi alle distruzioni sillane fino alla stabile presenza romana, rimandandolo a pubblicazioni specifiche menzionate nella bibliografia essenziale a fine articolo.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO

Inaugurato nel 1976 come antiquarium avente per nucleo il provvidenziale acquisto, da parte del Comune, dei reperti della collezione Terrosi inerenti la tomba etrusca dei Calisna Sepu, è stato ampliato e "promosso" a museo nel 1991. Attualmente ha in corso un'ulteriore ristrutturazione al fine di renderlo sempre più efficiente e fruibile (sono da poco ultimati i lavori di istallazione di un' ascensore e di pedane per i disabili ). L'esposizione svolge al meglio quelle attività didattiche tipiche di un vero "Museo del Comprensorio", grazie alla presenza di una bella sezione topografica sull'Alta Valdelsa, che integra egregiamente quella parte dell'allestimento ordinata cronologicamente. E' una struttura in continua evoluzione giustificata dai numerosissimi ritrovamenti che si susseguono nel territorio e dagli accurati restauri dei reperti eseguiti dal Gruppo Archeologico Colligiano in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica.

Intitolato a Renuccio Bianchi Bandinelli (1900 - 1975 ), eminente figura della cultura senese, studioso di antichità classiche e pioniere degli studi sistematici dell'area Valdelsana, il museo di Colle occupa l'intero palazzo trecentesco del Podestà ( o Pretorio) situato nel centro di Colle Alta, prospiciente la Piazza del Duomo e di lato alla Cattedrale. L'esposizione museale si estende su tre piani, mentre il quarto ospita il Gruppo Archeologico Colligiano con l'archivio e il gabinetto di restauro. Il museo è nato da una stretta collaborazione tra Volontariato, Amministrazione Comunale e Soprintendenza Archeologica, quest'ultima rappresentata dalla Dottoressa Giuseppina Carlotta Cianferoni che, come per Casole d'Elsa, con competenza, dedizione, e aggiungo io, amore per la Valdelsa è stata ed è tutt'ora il "legante" necessario tra realtà locali che troppo spesso (non è il caso di Colle e di Casole ) mancano di sinergie. Il Museo ha un biglietto d'ingresso di lire 3.000 (ridotti lire 2.000) e un orario di apertura invernale tutti i giorni lavorativi ore 15.00 - 17.00; sabato, domenica e festivi ore 10.00 - 12.00 e 15.00 - 18.00 . Per l'apertura estiva dal martedì al venerdì ore 10.00 - 12.00 e 17.00 - 19.00; sabato, domenica e festivi ore 10.00 - 12.00 e 16.30 - 19.30. Lunedì chiuso. Il Gruppo Archeologico Colligiano ha in gestione il museo.

PIANO TERRA

Saliti alcuni gradini, si entra dal portale principale del Palazzo Pretorio e di fronte, a sinistra, troviamo la scala che porta ai piani superiori e sulla destra il corridoio di accesso al piano terra dove è situata anche la biglietteria e l'uscita di sicurezza che dà sul panoramico giardino delle mura. Opposto alla biglietteria inizia il percorso su quattro sale, ancora definitivamente da allestire, con la possibilità di visitare alcune vecchie celle del carcere mandamentale in uso fino agli anni venti di questo secolo.

Sala 1

Modelli in gesso eseguiti dall'artista colligiano Emilio Francioli, che riproducono l'antico castello con alcuni monumenti che non esistono più, come la porta al Canto. E' probabile che in questa sala venga in seguito esposta la cosiddetta "ragazza delle Porciglia" (vedi otre). Appoggiata alla parete si nota la pietra di chiusura della tomba etrusca arcaica n. 15 della necropoli di Dometaia e un cippo sporadico della località Le Morticce.

Sala 2

Serie di capitelli in arenaria dalla Pieve di S.Salvatore in Colle, distrutta per far posto alla nuova cattedrale nel XVII secolo. Nel centro della stanza una splendida vèra da pozzo di epoca medievale con quattro formelle scolpite in bassorilievo che descrivono scene di vita campestre. proseguendo è possibile visitare alcune celle del vecchio carcere rimaste intatte e con scritte graffite sui muri dai carcerati.

Sale 3 e 4

In fase di allestimento con la sezione delle maioliche.

PRIMO PIANO

Tornati alla scala d'ingresso(o tramite l'ascensore), saliamo al primo piano e attraverso un corridoio di accesso dove sono alcuni pannelli esplicativi sull'espansione etrusca tra Arno e Tevere si entra nella

Sala 1

Vi sono esposti materiali provenienti dalla sepoltura etrusca arcaica ( VII - VI sec. a.C. ) rinvenuta casualmente il 22 agosto 1984 durante lavori di ristrutturazione di un giardino in località Campiglia dei Fosci. Denominata Tomba Pierini dal nome del proprietario del fondo, è uno dei più significativi ritrovamenti di epoca etrusca di tutta la Valdelsa per la particolarità e l'integrità del suo corredo. Formata da due camere rettangolari divise da un tramezzo centrale, la tomba presentava una serie di deposizioni di incinerati in olle d'impasto chiaro. Nel corredo sono da evidenziare un vasetto multiplo di impasto bruno con iscrizione etrusca, chiamato da tutti la "saliera", proveniente forse da un'officina dell'etruria settentrionale ( come il famoso kyathos di Monteriggioni, attualmente al museo Guarnucci di Volterra ) e alcuni unguentari etrusco-corinzi.

Sala 2

Nella sala sono esposti reperti, di epoca arcaica, dalla necropoli di Monteriggioni e dai recenti scavi in località Campassini, condotti dalla dottoressa G.C. Cianferoni e dalla dottoressa G. Bartoloni dell'Università di Siena. la vetrina grande (Monteriggioni, collezione Terrosi), nel ripiano inferiore contiene un grande ossario (olla globulare) in bronzo del periodo orientalizzante ( circa metà del VII sec. a. C. ) forse in area Chiusina; nel ripiano superiore contiene oggetti in bucchero, fra cui un'olletta con decorazioni impresse a "cilindretto". La vetrina piccola ( Campassini) contiene un bellissimo cinerario biconico villanoviano ( VIII sec. a.C. ).

Sala 3

I materiali esposti provengono tutti dal corredo della tomba dei Calisna Sepu (dalla necropoli del Casone, campo della Malacena, Monteriggioni ), già proprietà Terrosi ed acquistati dal Comune di Colle nel 1972, dietro il pressante interesse del Gruppo Archeologico e costituenti il primo nucleo del museo. La tomba dei Calisna Sepu fu rinvenuta alla fine del 1893 nella tenuta del Casone, di proprietà del N.H.G. Terrosi, praticamente intatta. Di epoca Ellenistica ( con utilizzo dalla fine del IV all'inizio del I sec. a.C. ), fu il più consistente rinvenimento di questo periodo avvenuto in Etruria settentrionale (450 reperti, di cui 105 deposizioni di incinerati). I materiali della grande tomba a camera, per una serie di vicissitudini, andarono in parte dispersi, in parte venduti all'antiquario Maccianti al museo di Berlino e la parte più consistente rimase in proprietà Terrosi. Quest'ultimi reperti sono visitabili al Museo Guarnucci di Volterra, al Museo Archeologico di Firenze e il nucleo più omogeneo appunto al museo di Colle. Da citare: i vasi cinerari in bronzo; quelli in vernice nera della Malacena (fra i più belli ); i quattro specchi in bronzo con incise scene dalla mitologia greca; le tre celebri kelebai volterrane dipinte a figure rosse (la prima è il vaso eponimo del cosiddetto Pittore del Pigmeo Trombettiere, la seconda attribuita al pittore della Colonna Tuscanica e la terza appartenente al gruppo " Volaterrae", unica di questo gruppo ad essere sovradipinta in bianco), tutte e tre databili tra la fine del VI e gli inzi del III sec. a.C. Le due urne cinerarie sono copie di originali che si trovano a Firenze e Volterra, nei rispettivi musei archeologici. Degna di nota è la copia della grande urna cineraria bisoma, con una tegola posta sulla testa del defunto, per proteggerla dallo stillicidio dell'acqua nella tomba; mirabilmente realizzata dal restauratore della Soprintendenza Archeologica, Giuseppe Venturini. Si torna al corridoio e si entra nella:

Sala 4

Materiale proveniente dalle campagne di ripulitura in ben 16 tombe etrusche in località Dometaia (vedi itinerario), eseguite dal Gruppo Archeologico Colligiano. Molto del materiale di Dometaia è al museo di Volterra.

Sala 5

Tomba 17 di Dometaia: fuori dalla vetrina un grande ziro d'impasto, nella vetrina i materiali recuperati durante lo scavo d'urgenza della tomba (già violata) venuta alla luce per i lavori di messa in opera di un cavo della corrente elettrica. Da segnalare i due grandi vasi biansati ( skyphoi) decorati a sovradipintura.

PIANO SECONDO

Sala 6

In questa sala, subito di fronte alle scale, nella vetrina centrale, è esposta quella che sarà la maggior attrattiva ( almeno dal punto di vista della curiosità) del museo: il volto della cosiddetta "Ragazza delle Porciglia", dal nome della località del rinvenimento della sepoltura. Si tratta di una fedele riproduzione in gesso di un volto di una giovane donna etrusca arcaica (VI sec. a.C. ), eseguita dagli specialisti dell'Università di Pisa e dalla soprintendenza archeologica, Prof. Francesco Mallegni e dott.ssa Elsa Pacciani, che hanno adottato le modernissime tecniche di ricostruzione facciale utilizzate in criminologia per la medicina legale. Di corredo alla deposizione erano due splendidi orecchini d'oro a "bauletto", uno dei quali, ad aumentare ancor di più l'interesse del visitatore, ancora attaccato alle ossa del cranioper effetto dell'azione del calcare. Torneremo in maniera più approfondita sull'argomento dato che gli studi sono ancora in corso. Sempre nella sala sono alcune urne etrusche arcaiche, due delle quali con iscrizioni sul coperchio, venute alla luce durante la ripulitura della tomba n.10 in località Le Ville. Una di queste, molto curiosa per la presenza di tre soli piedi, richiama l'iscrizione sinistrorsa della stele a "ferro di cavallo" rinvenuta in località Canonica, presso Le Ville e ora dispersa.

Sala 7

In tre vetrine sono esposti i materiali recuperati nelle tome 1, 8 e 10 della necropoli delle Ville. Le tome, arcaiche e pesantemente violate, hanno restituito (soprattutto dalla n.1, visibili nella prima vetrina) un grande ziro ovoide con decorazioni geometriche a vernice rossa; due vasi in bucchero grigio, uno dei quali (un oinochoe) reca impressa "a cilindretto" una fila di cavalieri; una coppetta attica a figure nere, decorata con una fascia dipinta a motivo floreale rappresentante una serie di palmette; oggetti in bucchero e (nella seconda vetrina) frammenti di bardature di cavallo in bronzo; grani di collana e parti di un vaso a decorazione plastica. In particolare dalla piccola vetrina della tomba n.10 oreficerie ( orecchini a "bauletto" e a "sanguisuga") e, veramente degne di nota, le placche d'osso raffiguranti animali fantastici, appartenenti ad almeno due bauletti (raffigurate in prima di copertina).

Sala 8

Sempre in due vetrine il materiale dalle tombe 9 e 10 (anch'esse arcaiche) da Le Ville. Da segnalare un grosso Ziro d'impasto, vari frammenti di ambra, una cuspide di giavellotto i ferro.

Sala 9

Qui è uno dei "pezzi forti" del museo: la tomba preistorica eneolitica a "grotticella" (IV millennio a.C.) rinvenuta nel 1988 durante lavori stradali in località Le Lellere e recuperata in extremis dal Gruppo Archeologico. Purtroppo una seconda sepoltura è andata quasi completamente distrutta dai lavori. La tomba in oggetto, pur se molto danneggiata, ha rivelato i resti di almeno otto individui deposti in diversi momenti. Il corredo recuperato consiste in otto punte di freccia ad alette e peduncolo, sei in diaspro e due in selce e un frammento di ceramica appartenente ad un vaso ( scodella) di forma troncoconica. Il ritrovamento è di particolare interesse perché ha permesso di retrodatare notevolmente le sepolture di questo tipo nel territorio. Ben eseguita è la ricostruzione della grotticella.

Sala 10

La sala si presenta con ben sei vetrine, tutte contenenti i resti del corredo dell'enorme tomba ( la n.2) della necropoli delle Ville. Utilizzata già dal V sec. a.C. rappresenta la tipica grande sepoltura in uso fra i ceti medi della Valdelsa e delle zone limitrofe tra la prima metà del IV fino al I sec.a.C. Frail ricchissimo e frammentatissimo materiale rinvenuto ( che ha significato anni di duro lavoro di restauro e di catalogazione) si riconoscono almeno tre fasi cronologiche. Troppo lunga e fuori luogo sarebbe la descrizione di tutto il materiale (fra l'altro già pubblicato per intero dal Gruppo Colligiano ). Da ricordare frammenti di un cratere attico a figure rosse, oggetto di una simpatica disputa di "confine" con il gruppo di Casole, kilikes sovradipinte del gruppo Sokra ( da Faleri vteres, l'odierna Civita Castellana ) metà del IV sec. a. C., svariate kelebai a figure rosse del Gruppo Volaterrae, due oinochoai del Gruppo Phantom, un piattello frammentario Genocilia, un sevizio di ceramica cosiddetta argentata, cinerari e una grande quantità di vasellame di uso vario (dalla mensa alla deposizione ) di produzione locale.

Sala 11

Sono presenti due vetrine: la vetrina A contiene gli oggetti delle tombe 6 e 7, ellenistiche, della necropoli delle Ville. Si notano alcuni crateri cinerari, ceramica presigillata, tre olle a vernice nera ed un oggetto insolito, forse imitazione di uno specchio, in ceramica argentata. La vetrina B contiene gli oggetti della tomba n.1, della necropoli di Quartaia. I reperti sono costituiti da vasi acromi, a vernice bruna e rossa, un'ascia in pietra ecc. Fuori della vetrina una grossa anfora.

Sala 12

Anche in questa sala sono presenti due vetrine contenenti i materiali di una tomba ellenistica ( la n. 2) scavata dalla Soprintendenza nei pressi di Casole d'Elsa in località Orli. La tipologia dei reperti è grossomodo la stessa delle precedenti tombe descritte. Nella stessa sala è stata ricostruita una piccola tomba a camera tardo ellenistica rinvenuta presso la località Poggio di Caio, al confine con il comune di Casole.

IL GRUPPO ARCHEOLOGICO COLLIGIANO

GIÙ IL CAPPELLO! Questo dicevano i nostri nonni quando parlavano di qualcuno o di qualcosa che non poteva essere messo in discussione. Così è per il Gruppo Archeologico Colligiano ( non me ne vogliano gli altri Gruppi a cui mi sento moralmente legato ) che, sulla "breccia " degli anni settanta , ha sempre lavorato ai massimi livelli. Attivo dal 1971, ufficialmente costituito con atto del notaio Sabatini il 17 febbraio del 1973, ha come presidente dall'inizio dell'attività (!) il maestro Mario Manganelli, vero "mostro" sacro del Volontariato Archeologico Toscano (mi perdoni Mario per il "mostro") fedelmente attorniato da un congruo numero di validissimi collaboratori. Il Gruppo comincia in bellezza nel 1971, dopo lunghe trattative, convince sia il comune di Colle, sia la contessa Terrosi ad un accordo per l'acquisizione del consistente nucleo rimasto dei reperti provenienti dal corredo principesco della grande tomba ellenistica dei Colisna Sepu, ritrovata nella proprietà Terrosi al Casone di Monteriggioni e consistente in 95 pezzi che vanno a costituire il primo nucleo del museo (vedi). tale accordo è formalizzato con atto di vendita il 4 agosto del 1972 per la cifra di lire 5.000.000. Fra i primi gruppi a collaborare con la Soprintendenza Archeologica per la Toscana ha al suo attivo molteplici attività: dalla didattica a beneficio delle scuole del territorio, alle ricerche di superficie; dalla ripulitura di tombe etrusche su incarico ufficiale a vere e proprie campagne di scavo con le relative pubblicazioni ( come per la tomba 2 delle Ville); dal restauro archeologico fatto in stretta collaborazione con la Soprintendenza preposta, all'organizzazione di importanti incontri culturali quali il convegno di risonanza internazionale del 4 aprile 1982: FONOLOGIA ETRUSCA, FONETICA TOSCANA, Il problema del Sostrato; inserito nella biblioteca dell'Archivum Romanicum vol.39 dalla Leo S.Olschki Editore 1983 a cura di L. Agostiniani e L. Giannelli. Ultimo in ordine di tempo, il convegno: Città e territorio in Etruria per una definizione di città nell'Etruria settentrionale, tenuto il 12 - 13 marzo del 1999 presieduto dal Prof. Torelli e in corso di pubblicazione. Infine, non per ordine d'importanza, la gestione del Museo Archeologico R.Bianchi Bandinelli. ha condotto recentemente una campagna di scavi in località Quartaia, dove sono venuti alla luce i resti di un'importante centro di produzione ceramica di età arcaica (compreso il bucchero ). per la grande mole di materiali rinvenuti, ha in programma per l'inizio del prossimo anno , in collaborazione con il restauratore Giuseppe Venturini della Soprintendenza Archeologica, un corso di restauro che serva da aggiornamento ai soci. Forte di circa 280 iscritti è aperto a qualsiasi iniziativa culturale e disponibile ad incontri con chiunque sia seriamente interessato al mondo dell'archeologia. La sede è in Palazzo Pretorio all'ultimo piano, subito sopra il museo. Per prendere contatti con il Gruppo per visite guidate e/o scrivere al Museo Archeologico R.Bianchi Bandinelli, Piazza del Duomo, Colle di Val D'Elsa - SI Oppure telefonare alla sede del Gruppo 0577- 920490, al museo 0577 - 922954 e solo per effettiva necessità direttamente al presidente Mario Manganelli 0577 - 920404. Il gruppo ha anche una E-mail : gaco@temainf.it .

NECROPOLI ETRUSCA IN LOCALITA' LE VILLE

Carta I.G.M. 1:100.000 n°113 foglio III SE (settore sud)

La necropoli posta a Nord/Ovest del piccolo agglomerato di case in località Le Ville, occupa un crinale a quoata m.253 s.l.m. digradante da un lato ( quello con pendenza più dolce) verso il fondovalle del torrente Senna e dall'altro (più ripido) verso la pianura posta sul lato sinistro del fiume Elsa ( il cosiddetto Pian della Speranza). La località è molto vicina a Casole d'Elsa, distante pochissimi chilometri, che al capoluogo Colle e presso la tenuta di Querceto, gia proprietà della famiglia Bargagli. Le prime fruttuose ricerche nella zona furono condotte nel XVIII secolo e proseguirono nel secolo successivo (1872), portando al rinvenimento di numerosi oggetti di varie epoche poi confluiti nella poderosa collezione della famiglia Bargagli, all'epoca in corso di allestimento a Sarteano, insieme ai reperti di area Chiusina colà rinvenuti nelle loro altre proprietà. I materiali, per disposizioni testamentarie, passarono allo Stato nel 1918, andando a far parte del Museo Archeologico di Siena. Un nucleo molto interessante, proveniente dalla zona è rimasto di proprietà Bargagli nella tenuta di Querceto, è esposto da pochi mesi nel Museo Archeologico e della Collegiata di Casole d'Elsa. Il Gruppo Archeologico Colligiano, su incarico della Soprintendenza Archeologica, allo scopo di ripulire le sepolture dell'area segnalate dagli scavi suddetti, ha riportato alla luce dal 1976 a d oggi ben 10 tombe a camera ipogea, tutte gravemente danneggiate nella struttura, spesso interrate per il crollo delle volte e gia in gran parte violate. I molti materiali recuperati durante l'opera di ripulitura, direi veri e propri scavi archeologici, hanno permesso, come per Dometaia, una migliore collocazione cronologica degli ipogei datandone alcuni all'epoca arcaica. L'utilizzo della necropoli si è protratto fino a tutta l'età ellenistica. La necropoli, nell'attuale stadio di conoscenza, è distinta in due gruppi di tombe distanti alcune centinaia di metri fra loro: quello di epoca sicuramente arcaica che guarda il torrente Senna e quello a prevalenza di utilizzo classico - ellenistica che guarda il fiume Elsa. Sfortunatamente tutte le tombe sono state richiuse con materiali inerti per ragioni contingenti la friabilità del pancone, che si è accentuata una volta riportato alla luce del sole. Lo stesso problema si è presentato a Monteriggioni nel piano presso la Badia a Isola. In attesa della risoluzione del problema, alquanto difficile e costosa, l'appassionato e lo studioso si dovranno "accontentare" delle foto e dei particolareggiati rilievi eseguiti nel corso di questi anni. Del primo nucleo, quello più arcaico, con le tombe n° 1, 8, 9 e 10, degna di nota è la n°1, sia per la forma caratteristica, sia per i resti del corredo. Dopo un dromos con gradini si entra in uno stretto (m.1,50) vestibolo rettangolare della lunghezza di circa 5 metri, assiale col dromos stesso, su cui si aprono quattro celle ( due per lato lungo ) con banchina senza interruzioni sulle tre pareti, non perpendicolari, ma inclinate di circa 60° all'asse del vestibolo, conferendo all'insieme un caratteristico aspetto a "spina di pesce" La tomba era completamente interrata poiché il soffitto, probabilmente " a botte ", era crollato. Il lastrone di chiusura dell'ingresso era sempre in situ. la datazione si colloca tra la metà del VII e del VI sec. a.C. Il secondo nucleo, quello di datazione più tarda, a circa 600 metri di distanza dal precedente, si caratterizza per la disposizione, quasi di soggezione, di cinque ipogei minori ( nn°3, 4, 5, 6 e 7 ) messi a semicerchio intorno alla sesta tomba del nucleo: la monumentale n° 2, orientata a sud, presnta un lungo dromos costituito da quattro gradini scavati più un quinto costruito in lastre di alberese con cui si accede al vestibolo o cella centrale di circa 3 metri di larghezza per 5,70 di lunghezza. Il complesso ha una lunghezza totale, compreso il corridoio d'accesso, di circa 17 metri. Le celle, in numero di cinque, sono disposte a coppie sui lati lunghi ( la seconda a sinistra leggermente disassata rispetto al vestibolo ) ed una sulla parete di fondo, complete di banchina sulle tre pareti. Le volte del vestibolo e della camera di fondo erano probabilmente displuviate. Presenta molte similitudini con le tombe 1 e 17 di Dometaia e come per la tomba di Poggio a Issi, presso Cellole di S. Gimignano, era dotata di grande tumolo con cippo. Le altre cinque tombe sono di datazione più recente.

NECROPOLI ETRUSCA IN LOCALITA' DOMETAIA

Carta I.G.M. 1:100.000 n°113 foglio III SO (settore nord)

L'escursionista appassionato può integrare la visita alla necropoli con un itinerario di estremo interesse, comprendente anche antiche chiese e piccoli affascinanti borghi medievali ricchi di curiosità, posti in un ambiente veramente suggestivo, ripercorrendo antichi percorsi viari. E' comunque consigliabile prendere contatti con il presidente del Gruppo Archeologico per usufruire di una guida esperta. la necropoli di Dometaia (o Dometaie), toponimo forse riferito all'abbondanza di "dumeti" o spineti, è la più importante emergenza archeologica ancora visibile ( e visitabile) nel territorio di Colle di Val d'Elsa. Nei pressi della necropoli, sotto la voce "Sediciaccia", è segnalato un tratto di strada selciata romana, attualmente non più visibile. Il Gruppo Archeologico si sta interessando alla "rilocalizzazione" della strada. Lo stesso Gruppo sta svolgendo ricerche nei dintorni di Dometaia per individuarne il sito abitativo corrispondente. I risultati sono confortanti ma, data la presenza in zona di numerosi scavatori clandestini, non indicherò l'area della ricerca. La necropoli si è rivelata molto più vasta di quello che, in un più o meno recente passato, gli archeologi pensassero e soprattutto presenta tombe di utilizzo più antico di quello ritenuto comunemente, come gli studi derivati dalle nuove campagne di scavo e di ripulitura, sotto la direzione della Dott.ssa G.C. Cianferoni, hanno potuto dimostrare. L'estensione dell'area cimiteriale va dal borgo di Buliciano all'altura di Poggio ai Colli, seguendo la linea di crinale. Alla luce delle attuali conoscenze, va sottolineata la particolarità che gli ipogei non si presentano concentrati attorno ad un unico centro abitato come è tipico degli insediamenti rurali vicini e coevi, ma sono variamente disseminati lungo un asse viario costituito dall'attuale strade campestre. Tale dislocazione ha fatto pensare ad alcuni archeologi che il centro gravitasse sui commerci favoriti dal transito delle merci attraverso quell'importante via di comunicazione che lambiva Dometaia e che collegava lungo l'asse Ovest - Est la lucumonia Volterra con le principali località dell'Etruria settentrionale interna, come il Chianti, passando dal grande centro, abitato fin dall'arcaismo, nei pressi di Monteriggioni.

Come raggiungerla.

Per chi proviene dalla superstrada Firenze - Siena la strada da percorrere è quella che da Colle Bassa porta a Colle Alta, senza entrare nel castello, proseguendo per lo svincolo in località Le Grazie, posto su un pianoro subito dopo il paese. Giunti al bivio si prende la direzione per Casole d'Elsa per la strada provinciale n° 27. Alla località le grazie vi deve comunque accedere anche chi proviene da Volterra tramite la statale Volterrana n° 68, passando da Castel San Gimignano, o dalla strada Poggibonsi - San Gimignano prendendo la deviazione per Colle presso Pietrafitta. Imboccata la via per Casole, percorso poco più di un chilometro, si imbocca sulla destra una piccola strada delimitata da due cipressi con indicazione Badia a Conèo. Si percorre lo splendido altopiano per un paio di chilometri e sulla sinistra si trova, prendendo una piccola strada per alcune centinaia di metri, la splendida Badia a Conèo. Sul retro della Badia è percorribile un bel tratto di strada selciata medievale che collega con le case di Conèo e che presumibilmente confluiva nella via Francigena che transitava poco distante nelle direzioni di Campiglia dei Fosci e Gracciano d'Elsa. Proseguendo oltre, si scende nella valle verso il botro Conio (sulla sinistra, subito sotto la Badia è un'interessante acquedotto Granducale), attraverso il quale si sale fino a raggiungere il piccolo borgo di Buliciano, che lasciamo sulla sinistra prendendo al bivio a destra. Tra Buliciano e Dometaia esiste un'interessante squadratura dei poderi con viottoli e fossati, che andrebbe studiata in modo più approfondito per verificare se possa rappresentare un relitto di centuriazione romana. Sempre in zona si trovano nel bosco resti di costruzioni, forse antiche torri di avvistamento; fra queste ne esiste una curiosa chiamata dai Soci del Gruppo Archeologico il "piccolo nuraghe" o "nuraghino". Lasciato il bivio di Buliciano proseguiamo fino alla prima casa colonica (nei pressi una tomba etrusca, VI - III sec. a. C., la n° 10, ora chiusa), oltre la quale fatte poche centinaia di metri arriviamo all'area della necropoli, che si estende sia sulla sinistra che sulla destra della strada tutt'intorno alle case del vecchio borgo di Dometaia, ora residence agrituristico. Attualmente le tombe visitabili con facilità sono tre e si trovano sulla sinistra prima di giungere alle case, riconoscibili per le tettoie di protezione allestite dai Volontari.

LA NECROPOLI

Per descrivere dettagliatamente la necropoli di Dometaia non sarebbero sufficienti tutte le pagine della rivista, mi limiterò perciò ad alcune notizie essenziali, lasciando alle Guide del Gruppo Archeologico la descrizione più approfondita da fare direttamente sul posto, essendo in fase di organizzazione un parco archeologico. Le tombe ripulite e studiate sin dal 1974 (sotto la direzione della Dott.ssa A. Talocchini della Soprintendenza Archeologica) sono per ora 17 e, anche se disseminate sul crinale per un lungo tratto, fra queste si possono distinguere due nuclei più consistenti: uno a circa 150 metri di distanza prima di giungere alle case di Dometaia, disposto sia sulla sinistra della strada ( tombe visitabili), sia sulla destra, sopra il ciglio (attualmente tutte da ripulire ed eventualmente rendere visitabili ); l'altro presso il borgo, sia lungo la strada, sia sotto le case stesse. Molte delle tombe di questa necropoli, sono giunte quasi intatte nella loro struttura fino ad oggi per le caratteristiche del pancone che è èiù resistente e consolidabile con i restauri di quello presente ad esempio in località Le Ville. Conosciute sin dalla metà del 1800 a seguito di ricerche fatte sotto la direzione dell'Ispettore Onorario dell'allora Regia Soprintendenza marchese Chigi Zondanari, furono trovate pesantemente violate (molte erano già in vista) e i vari, residui corredi, dispersi in un rivolo di collezioni private, la maggiore delle quali appartenente allo stesso Chigi, poi confluita nel Museo Archeologico di Siena nel 1951. Classificate all'epoca come tombe tardo ellenistiche, sono in corso studi più approfonditi sui materiali per una loro rivalutazione cronologica. Tra le tombe visitabili ne sono da segnalare due per la loro integrità e monumentalità. La Prima (la n°1), a pianta complessa e "a falsa architettura" con lungo dromos di accesso e piccola apertura d'ingresso, presenta una grande cella centrale a pianta rettangolare di circa 2,5 metri di larghezza per 4,70 metri di lunghezza, con copertura a doppio spiovente delimitata da una cornice continua dall'impostazione delle pareti laterali e "columen" centrale; sei celle rettangolari ( due per ognuna delle tre pareti) dotate di banchina sui tre lati, all'infuori della celletta di sinistra sulla parete di fondo che ha un lato senza banchina. Altra particolarità è la presenza di numerose scritte etrusche, graffite sul "pancone", ancora da decifrare che purtroppo si sono confuse con le moderne scritte incise nelle pareti dagli "amanti dell'archeologia"! Lo stile e l'accuratezza nell'esecuzione del manufatto ci riportano con la mente alle tombe monumentali rinvenute nelle zone più famose e pubblicizzate dell' Etruria. Per questa tomba, come per altre della necropoli, è ipotizzato un utilizzo dall'età arcaica ( VI sec. a. C.) fino al tardo ellenismo. La seconda (n°3), di età ellenistica (IV - I sec. a.C. ), preceduta anch'essa da un lungo dromos, è costituita da una grande ed unica camera a pianta quasi circolare di circa 5,50 metri di diametro, senza la colonna centrale tipica dell'area volterrana e dotata di doppia banchina con un curioso "dente" di forma quadrangolare, forse abbozzo di pilastro, situato di fronte all'ingresso e aggettante verso il centro della camera stessa (utilizzato anche come piccolo altare per i sacrifici?). nel recinto di protezione, presso le tombe appena descritte, si possono notare dei curiosi "sedili" ricavati nel bancone accanto alla strada e bisognosi di urgente consolidamento. nel secondo nucleo della necropoli sono da segnalare anche se al momento non visitabili, altre due tombe a camera ipogea. la prima (la n° 7), scavata nel ciglio del pianoro del residence prospiciente la strada, è un'enorme complesso funerario a pianta cruciforme che, dopo un corto dromos, presenta un vestibolo centrale a pianta rettangolare con tre grandi camere quadrangolari (una per lato) munite di banchine; volta a "botte" con "columen" ed elementi architettonici scolpiti a rilievo ("falsa Architettura"). Per il crollo della copertura è attualmente riempita con la terra, sperando che la costruzione della piscina del residence non l'abbia ulteriormente danneggiata. La seconda, (la n° 17), è in tutto e per tutto simile alla n° 1, descritta precedentemente. Scoperta di recente (1994) durante lavori di posatura di cavi elettrici, è situata sotto l'attuale strada e in attesa anch'essa di restauri. I materiali sono al museo. Anche per questi ipogei è ipotizzato un utilizzo sin dall'età arcaica. Sicuramente arcaica è la tomba n° 15 che si trova proseguendo per alcune centinaia di metri lungo la strada citata in direzione di Poggio ai Colli; pur quasi intatta non è per ora visitabile. Devo precisare che alcune tombe (come, appunto la n° 15) sono state necessariamente richiuse per tutelarle dagli atti vandalici delle, purtoppo molte, persone insensibili al nostro patrimonio storico - archeologico e dai veri e propri attacchi degli scavatori clandestini. Un plauso va all'azione del Volontariato Attivo che cerca con pochi mezzi a disposizione di tutelare la zona al meglio. sarebbe auspicabile un appoggio maggiore dell'Amministrazione Comunale all'azione del Gruppo Archeologico per rendere più incisiva l'azione di tutela nell'area di Dometaia (come l'esempio della piscina del residence, troppo vicina ad una tomba, sta a dimostrare), ricordando, se ce ne fosse ancora bisogno, che la necropoli descritta è un patrimonio di eccezionale importanza e bellezza, invidiato da molti e valorizzabile a fini turistici con beneficio di tutti, in primis proprio da coloro che considerano le emergenze archeologiche solo una noiosa seccatura che intralcia la propria attività (spesso turistica!). Volendo proseguire nell'itinerario, si imbocca, presso l'ingresso del residence, una strada (chiedere il permesso per buona educazione), tramite la quale è possibile, scendendo nella sottostante valle e attraversando il torrente Fosci, giungere al borgo di Montegabbro, interessante agglomerato medievale arroccato sopra la vallata. All'ingresso del borgo, prendendo per pochi metri una stradina di campagna sulla destra, si può visitare una vera curiosità. Inglobato in una costruzione di recente restauro, in proprietà privata, Bisognoso di tutela, è un' antichissimo frantoio forse in una grande tomba etrusca a camera ipogea. Chiedere nel borgo per la visita, dato che è attualmente chiuso. L'amico Rino Alderighi ed io abbiamo avuto la fortuna di visitarlo recentemente e ne siamo rimasti impressionati. Da Montegabbro si prosegue imboccando la strada n° 68 Volterrana voltando a destra in direzione di Colle di Val d'Elsa e percorsi pochi chilometri, all'inizio del fondovalle prima della frazione di Campiglia dei Foci, sulla destra, si prende una strada sterrata che, attraverso il torrente, in breve ci porta alla Pieve dei santi Ippolito e Cassiano. Finita la visita si riprende per Colle.

 


Associazione Archeologica Volontariato Mediovaldarno

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