CASOLE D' ELSA
Il territorio nell'antichità.
Il Territorio, il Museo, il Gruppo Archeologico, le Tombe visitabili.
a cura di Leonardo Terreni
(foto di Rino Alderighi e Leonardo Terreni - disegni di Leslie Lucchesi)
Con la rubrica " SPECIALE MILLIARIUM" è mia intenzione valorizzare quei territori comunali della Toscana dove sia presente un Museo, o un semplice Antiquarium, allestito grazie al contributo di un gruppo di Volontariato Archeologico che opera in stretta collaborazione con gli enti pubblici preposti (soprintendenze e Amministrazioni Comunali).
Mi auguro che la descrizione e la divulgazione degli argomenti trattati sia la più esauriente possibile (pur non essendo uno studio propriamente scientifico) scusandomi fin da adesso per le immancabili "dimenticanze" dovute ai molti limiti di spazio che la redazione di una rivista impone.
Desidero inoltre ringraziare la Soprintendenza Archeologia per la Toscana nella persona del funzionario di zona dott.sa Giuseppina Carlotta Cianferoni per la collaborazione data alla realizzazione di questo articolo.
Casole D'Elsa e la Società Archeologica Valdelsa faranno da "battistrada" a tutti gli altri.
TERRITORIO COMUNALE
Provincia di Siena, a circa 36 Km. dal capoluogo.
Superficie Kmq 148,63 ed estensione nella parte centro-settentrionale delle Colline Metallifere e parte occidentale della Montagnola Senese. Confina con i comuni di : Colle di Val D'Elsa, Monteriggioni, Sovicille, Chiusdino, Radicondoli, Castelnuovo in Val di Cecina e Volterra ( rispettivamente da N a W seguendo il senso orario).
Altitudine del capoluogo m. 420 s.l.m., massima latitudine del territorio comunale: Poggio ai Legni m. 663 s.l.m. in piena Montagnola Senese.
Orogenesi: depositi sedimentari marini e continentali del Pliocene, con una fascia ristretta di sedimenti del Miocene Superiore all'altezza di Querceto e da terreni del gruppo Ofiolitico. I "panconi" si presentano perciò con un'elevata concentrazione di ciottoli "cementati".
Idrografia: sulla linea spartiacque dei bacini dei fiumi Cecina ( che fa da confine con i comuni di Radicondoli e Castelnuovo Val di Cecina) ed Elsa e con la loc. Cotorniano prospiciente il bacino del Merse, ma essenzialmente interessato dai torrenti Sellate, affluente di destra del Cecina e Senna, affluente di sinistra dell'Elsa.
Cartina dei ritrovamenti archeologici nel territorio di Casole
CASOLE NELL' ANTICHITÀ
Sono scarse le testimonianze attinenti al Paleolitico nella Media e Alta Val d'Elsa. Gli insediamenti più consistenti sono attestati nella parte bassa della valle, sulle "terrazze" prospicienti l'Arno e, dalla parte opposta, sulle colline che dominano la Val di Merse e i bacini di Pian del Lago e Rosia. Probabilmente la presenza di estese superfici di acqua favoriva la concentrazione di animali selvatici e di conseguenza l'insediamento di gruppi di cacciatori nomadi.
Allo stato attuale delle conoscenze archeologiche, è con il Neolitico che il territorio di Casole presenta un popolamento abbastanza diffuso, grazie ai fertili altipiani della zona che favorirono le prime coltivazioni. A questo periodo si fanno risalire le asce levigate in diorite e serpentina (rocce presenti nella zona) provenienti da Lucciana, Querceto, Mensano, ora nel locale museo e il "cono" di ossidiana (?), per farne frecce, da Le Gabbra.
Con il primo sfruttamento delle risorse minerarie si nota, durante l'etè del Bronzo, una localizzazione degli insediamenti. Da Mensano uno scalpello in rame, da Querceto un'alabarda tipo Cotronei (Museo Pigorini di Roma), da La Suvera un'ascia a "margini rialzati" (XVIII-XVII sec. a.C.), ora al Museo Archeologico di Siena. Durante l'età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.), le località presso i valichi di transito fra le valli fluviali, assunsero sempre più importanza, tanto da favorire un aumento demografico di tutta la zona. A questo proposito sono da evidenziare le "cinte murarie a secco" di Lucciana e quelle molto più numerose della Montagnola Senese, ancora per la maggior parte inesplorate.
Dalla località Le Gabbra e podere Casette proviene una necropoli costituita da tombe a pozzetto con deposizione di incinerati entro vasi d'impasto e corredi costituiti da materiali di uso comune, che fanno ipotizzare una società di tipo "egualitario". Alla fine dell'VIII sec. a.C. è databile un gruppo di bronzi di buona fattura, provenienti da una località imprecisata e ora al museo di Casole. Con il periodo fra il VII e il VI sec. a.C. la popolazione del territorio casolano si "arricchisce", sia demograficamente che economicamente, come documentano i ritrovamenti di Cavallano (materiali dispersi), località la Senese, L'Agresto, la necropoli di Le Ville, con corredi ricchi di buccheri,ceramica etrusco-corizia, attica a figure nere e rosse, oreficerie ( indagine a cura del Gruppo Archeologico Colligiano) ed infine con l'insediamento in loc. Poggio di Caio, recentemente individuato. Dalla metà del V sec. a.C., lo spostarsi delle più importanti direttrici di comunicazione, unito all'accentramento delle popolazioni rurali verso i centri di Volterra, mandano in crisi i centri minori. Solo Querceto sembra non risentire della mutata situazione. L'Ellenismo, con Volterra in piena fioritura ed espansione, porta al territorio di Casole un nuovo sviluppo demografico e consolida un processo di rivitalizazione dell'agricoltura e dell'artigianato. Sono a dimostrarlo i ritrovamenti di Orli, Poggio S.Niccolò, Monti, Colonna, tutti presso l'odierna Casole; Querceto, metato, Rondinicchio, Mammellano e, più lontani, sulla Montagnola, Mucellana e Certosa di Maggiano. In questo periodo la dipendenza da Volterra è totale e lo si nota dalla massiccia presenza di prodotti dell'artigianato volterrano, spesso realizzato in zona su imitazione.
I materiali recuperati nelle località sopraccitate, sono in massima parte esposti nel Museo.
Le rappresaglie delle truppe di Silla, dopo la conquista di Volterra, portano non solo il territorio di Casole, ma tutta la Valdelsa ad un generale depauperamento delle risorse. Il periodo romano documentato fino a poco tempo fa soltanto dal rinvenimento di una piccola tomba a camera, in località Escagliole presso Mensano, si è arricchito di una nuova scoperta importante. Nel corso del 1997, in località Lucciana. la Società Archeologica Valdelsa, sotto la guida della dott.sa G.C. Cianferoni, ha individuato e portato a termine la ripulitura di una grande cisterna romana, con "camere" chiuse da volte a botte ed intonacate.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO E DELLA COLLEGIATA
Inaugurato nel 1996, è situato al primo piano della canonica della Collegiata di S.Maria Assunta, dominante lo splendido chiostro, con ingresso dall'ufficio turistico in Piazza della Libertà.
Il museo è costituito da otto sale, di cui cinque della sezione Medievale e Moderna e tre della sezione Archeologica oggetto del presente articolo.
Sono in corso (giugno 1998) i lavori di ampliamento della sezione Archeologica che renderanno disponibili ulteriori locali del porticato del chiostro della Collegiata. I reperti esposti provengono sia da campagne di scavo, che da collezioni private (collezione Bargagli). L'allestimento è stato curato dall'ispettore di zona della Soprintendenza Archeologica per la Toscana dott.sa G. Carlotta Cianferoni, coadiuvata dai membri della Società Archeologica Valdelsa.
I restauri sono a cura di Angelo Allegretti del Centro di restauro Archeologico, che ha contribuito anche alla formazione "professionale" di alcuni volontari della Società Archeologica stessa. L'orario di apertura del museo è: primavera-estate tutti i giorni della settimana ore 10-12 e 16-19; autunno-inverno dal martedì al sabato ore 15-18, domenica e festivi ore 10-12 e 15-18; lunedì chiuso, ingresso £.3.000.
Chiostro della Collegiata di Casole (foto)
LA SEZIONE ARCHEOLOGICA
SALA 1 - Due urne in tufo dalla collezione Bargagli. Concesse in deposito dai proprietari del Castello di Querceto (Casole D'Elsa). Provengono dalla tenuta di Querceto e rappresentano sulla cassa " Duello fra Etocle e Polinice" (la N.1) e "Viaggio agli Inferi a cavallo" (la N.2). I coperchi, di cui non è sicura la pertinenza alle casse, rappresentano una figura maschile recumbente. Produzione volterrana del III sec. a.C.
SALA 2
Vetrina 1 - Sul ripiano superiore sono esposti: tre asce in pietra, riferibili al Neolitico, provenienti rispettivamente, la prima da Lucciana, le altre due da Querceto; da una località imprecisata del territorio, un gruppo di materiali bronzei, pertinenti ad almeno due deposizioni, una maschile e una femminile, databili entro l'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C.
Si segnalano un fuso ad "ombrello", un morso di cavallo, una spada.
Sui ripiani inferiori figurano materiali dalla collezione Bargagli, provenienti dai poderi della tenuta di Querceto. I reperti sono tutti degni di nota, ma fra di essi si evidenziano una kelebe volterrana a figure rosse ( riprodotta nella copertina della rivista), un'enorme kantharos a vernice nera e una oinochoe (brocca) sovradipinta; databili al periodo ellenistico.
Vetrina 2 - Vi sono esposti i materiali della tomba rinvenuta nel 1940 sul Poggio S.Niccolò e descritta nel presente articolo. Il materiale recuperato conferma l'utilizzo della tomba tra la fine del IV e gli inizi del II sec. a.C., ponendo in evidenza gli stretti legami che il centro etrusco, localizzabile sulla collina di Casole, aveva con Volterra in età ellenistica. Tra gli oggetti più antichi della tomba, figurano un cratere a calice in ceramica argentata, un kantharos acromo confrontabile con esemplari tarantini. Da segnalare l'urna in tufo a cassa liscia (fuori vetrina), con defunto semirecumbente sul coperchio, di bottega locale e un kelebe (vaso con doppia ansa a colonnetta) a figure rosse, con testa maschile di profilo.
SALA 3
In questa sala sono esposti i materiali che provengono dalle campagne di scavo condotte in località Orli, alle porte di Casole, sulla provinciale n.27 Le Grazie. Le prime ricerche furono condotte nel 1964, a seguito della scoperta casuale di una tomba a camera ipogea, durante i lavori di deviazione della strada provinciale. Successive campagne di scavo misero in luce una piccola necropoli di età ellenistica. Approfondite indagini eseguite nell'area circostante nel 1982 e recentemente nel 1996, hanno consentito di mettere in luce un consistente nucleo della necropoli, portando a 15 il numero delle tombe a camera. La scoperta di Orli conferma l'esistenza di un centro etrusco organizzato e localizzato presso l'attuale abitato di Casole.
Vetrina 3 - In questa vetrina sono esposti i materiali delle tombe a camera IV e III della necropoli di Orli. TOMBA IV - ripiano superiore e ripiano di mezzo (lato sinistro). L'ipogeo è a pianta quadrangolare, con banchina continua alle pareti, dromos rivolto a sud, copertura a calotta, parzialmente crollata. Sulla base degli oggetti del corredo, si può supporre un utilizzo prolungato della tomba, almeno dall'ultimo quarto del IV al II sec. a.C. Conteneva due urne in tufo a cassa liscia (fuori vetrina), uno strigile in bronzo, frammenti di colun, una kelebe a figure rosse frammentaria ed alcuni vasi a vernice nera cosiddetta di "Malacena". Al periodo più tardo sono riferibili i piattelli in presigillata volterrana.
TOMBA III - Ripiano di mezzo (lato destro) e ripiano inferiore Di forme e dimensioni simili alla precedente, conteneva almeno sette urne cinerarie. Una, di cui si conserva solo il coperchio a doppio spiovente, in travertino, databile alla prima metà del III sec. a.C. le altre sei in tufo, a cassa liscia, con defunto semirecumbente sul coperchio (dalla n.38 alla n.44). La suppellettile funeraria comprende un cospicuo numero di materali fittili, fra cui vasi a vernice nera e una kelebe volterrana con disegno a reticolo sul collo (n.24).
Vetrine 4/7 - Vi è esposto il ricchissimo corredo della tomba più imponente ad oggi della necropoli di Orli. Scavata nel 1967 dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana ( a cura della dott.sa A. Talocchini), era a pianta rettangolare con tramezzo centrale e banchina. Conteneva decine di deposizioni, tutte di incinerati, più volte depredata in epoche diverse. Caratteristica del corredo, degna di nota, è la presenza di vasi argentati, riferibili al IV sec. a.C., di probabile produzione locale. Numerosi ed interessanti i vasi della fabbrica della "Malacena", fra i quali il monumentale Kantharos a decorazione plastica. Come le altre tombe della necropoli di Orli, fu sicuramente utilizzata a lungo (dal IV al II sec.a.C.).
Vetrina 8 - L'ultima vetrina della III sala contiene il materiale recuperato in una piccola tomba a camera di epoca romana, in località Escagliole, presso Mensano. Rinvenuta inviolata presentava una sola deposizione di incinerato accompagnata da un corredo costituito da numerosi oggetti. Cronologicamente è da collocare a cavallo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. I materiali, sia fittili, che di vetro, vanno dai vasetti a pareti sottili alla ceramica aretina con marchio di fabbrica (VOLV = M. Valerius Volusus), dai lagynoi acromi ad alcuni balsamari in vetro. Notevole il dupondio coniato in oricalco, con il nome del magistrato monetale (Cn. Calpurnio Pisone) e datazione incerta dal 23 al 9 a.C.
Museo Archeologico (foto varie)
LA SOCIETA' ARCHEOLOGICA VALDELSA
La Società Archeologica Valdelsa è stata fondata nel 1965 dalla prof.ssa Venturoli Serpi Lavinia di Firenze, dal sindaco Lapucci Emilio, da monsignor Grassi Augusto e dal dr. Nuti Renzo. In questo periodo con l'aiuto dell'ispettrice di zona della Soprintendenza Archeologica dott.sa A. Talocchini, fu inaugurato l'Antiquarium di Casole D'Elsa e negli anni successivi furono fatte alcune campagne di scavo che portarono alla luce varie tombe etrusche di età ellenistica, situate nelle vicinanze di Casole. Alla fine degli anni ottanta, a seguito della scomparsa, del pensionamento o del trasferimento di alcuni soci fondatori, la Società cessò l'attività e l'Antiquarium fu chiuso.
Tre anni fa, grazie al progetto dell'Amministrazione Comunale, volto all'allestimento del Museo Archeologico e della Collegiata. La Società è stata rifondata sotto la presidenza di Marco Bezzini. E' iscritta al Volontariato Regionale e beneficia dei contributi di alcune aziende locali. Spinta dall'entusiasmo e dalla competenza dei 45 nuovi soci ordinari, è in costante collaborazione con l'attuale ispettrice di zona dott.sa G. Carlotta Cianferoni. La Società ha in programma un notevole numero di iniziative: la gestione del materiale archeologico, le ricerche sul territorio, attività di restauro sotto la guida di specialisti del Centro di Restauro Archeologico, la collaborazione per il prossimo ampliamento del Museo, la ripulitura ed il restauro di una tomba a camera in località Orli e della grande cisterna di epoca Romana rinvenuta a Lucciana. La sede è situata in una antica casa torre di fronte all'Ufficio Turistico. I soci come ho avuto modo di verificare personalmente più volte, sono molto disponibili per tutte quelle indicazioni che possono essere di valido aiuto sia allo studioso, che al semplice appassionato.
Per prendere contatti con la Società Archeologica scrivere all'indirizzo di Piazza della Libertà n.15 o telefonare all'Ufficio Turistico 0577/948705 oppure direttamente al presidente Marco Bezzini ai numeri 0577/948289 (abitazione), 0577/948763 (ufficio, solo in caso di effettiva necessità).
TOMBA A CAMERA IPOGEA "L'AGRESTO", VOCE POPOLARE "BUCA DELLE FATE"
Carta IGM 1:100.000 foglio 113 III SO
La tomba è facilmente raggiungibile; la strada di accesso, segnalata dall'indicazione az. agr. L'Agresto, si trova di fronte al vialetto di cipressi che porta al cimitero e alla chiesetta di S.Niccolò, alle porte del centro urbano, presso le "colonne". Per chi proviene dallo svincolo località Le Grazie di Colle Val' d'Elsa (S.P. n.27), indicazione si trova sulla destra, dopo aver superato l'hotel Gemini (necropoli di Orli). Per chi proviene dal centro urbano di Casole o da Mensano, l'indicazione è sulla sinistra, presso un poggetto recintato. La tomba si trova sul fianco del poggetto e guarda la parte sud del paese. Per raggiungerla si attraversa una proprietà privata, ed è doveroso un comportamento corretto.
Descrizione della tomba
Rinvenuta violata e parzialmente crollata, nel 1910, è stata completamente restaurata nel 1996. E' scavata nel consistente agglomerato sedimentale Pliocenico, chiamato comunemente in zona, "breccia". Cronologicamente riferibile al VI sec.a.C., vi è stato rinvenuto, durante la ripulitura, solamente un piccolo e frammentario piattello in vernice nera. La tomba ha un "dromos" di accesso rivolto verso S/W e lungo circa quattro metri e mezzo e pendenza non molto accentuata. E' costituita da due camere rettangolari e parallele, separate fra loro da un semipilastro o tramezzo alquanto massiccio ed allungato. Il tramezzo presenta sul lato destro un abbozzo di scavo, che potrebbe far pensare alla volontà dei costruttori di realizzare un progetto di vera e propria colonna centrale; esecuzione interrotta, probabilmente, per sopravvenuti problemi di staticità o per un semplice errore di valutazione.Una banchina continua, piuttosto ben scolpita, fa da coronamento alle pareti delle camere, senza formare un vero e proprio doppio spiovente. L'ingresso dell'ipogeo, all'incirca rettangolare, è alto m.1,55 e in origine era chiuso da un lastrone. Ricerche fatte nei dintorni della tomba hanno, per ora, dato esiti negativi, ma non è da escludere la presenza di altri ipogei, vista la vicinanza con le necropoli di Orli e S.Niccolò. Fino a giugno 1996 la tomba non era accessibile in condizioni di sicurezza, essendo parzialmente crollata la volta di sinistra. Il provvidenziale intervento di restauro svolto dai volontari della Società Archeologica, a cui si deve dare atto di una notevole perizia tecnica, ne ha consentito la fruibilità.
Planimetria della tomba "l'Agresto.
Tomba "l'Agresto" (foto varie)
TOMBA A CAMERA IPOGEA IN LOCALITA' POGGIO S.NICCOLO'
Carta I.G.M. 1:100.000 foglio 113 III SO
Raggiungibile imboccando il vialetto di cipressi che conduce alla chiesetta e al cimitero di S.Niccolò, sul poggio omonimo. E praticamente in fronte alla strada che conduce alla tomba "L'Agresto", precedentemente descritta. Rinvenuta nel 1940 pressoché intatta, ospitava almeno dieci deposizioni di incinerati, una sola delle quali contenuta in un'urna, le altre entro olle. Il corredo funebre esposto per intero al locale Museo Archeologico, consente di collocare l'utilizzo della tomba tra la fine del IV e gli inizi del II sec. a.C. La pianta è quadrata, di circa tre metri di lato, fornita di banchina continua sui tre lati, breve "dromos" di accesso rivolto a S. ed era chiusa da due lastroni sovrapposti. L'ipogeo, recentemente ripulito dai volontari della Società Archeologica, non è visibile per intero, purtroppo, a causa del suo utilizzo come cava di "breccia" nel recente passato. Sul Poggio S.Niccolò su scoperta, sin dal XVIII secolo. una vasta necropoli e molte tombe, per l'estendersi della zona residenziale, sono rimaste nei giardini e coperte dalle abitazioni. Si trova subito sotto il ciglio del piazzale della chiesa (è d'obbligo la visita di quest'ultima per ammirare quello che un tempo fu la cripta della pieve di Casole, smontata e qui rimontata alla fine del XIII secolo).
Tomba di Poggio S.Niccolò (foto)
TOMBA A CAMERA IPOGEA IN LOCALITA' MUCELLANA
Carta I.G.M. 1:100.000 foglio III SE (settore sud)
Mucellana (in etrusco MECLINAL?) è l'area archeologica più lontana dal centro urbano di Casole, a poche centinaia di metri dal territorio comunale di Monteriggioni, in piena Montagnola Senese.
Come raggiungerla. per chi transita o è nei pressi di Casole D'Elsa il percorso consigliabile è quello che, partendo da Casole stessa passa per Mensano, prende a sinistra il bivio per Siena e Radicondoli fino ad immettersi nella provinciale n.541, volgere a destra e subito a sinistra per Pievescola, oltrepassata la quale prendere per Maggiano e Marmoraia fino all'indicazione Mucellana (a sinistra per chi viene da Maggiano e Scorgiano). Per chi proviene da Colle di Val d'Elsa, sempre per la strada provinciale n.541 8l'antica via maremmana di fondovalle per ol cosiddetto "Pian della Speranza" , Superato l'abitato di Gracciano e giunti al ponte di Santa Giulia sul fiume Elsa, prendere a sinistra per Strove e Monteriggioni e subito a destra per Scorciano e Marmoraia. Per chi viene da Siena dalla S.S. 2 Cassia, presso Monteriggioni, prendere la strada per Pian del Lago, costeggiando e risalendo la Montagnola Senese fino a raggiungere prima Lucerana, poi Marmoraia e subito dopo sulla destra Mucellana. Imboccata la strada per Mucellana si trova un bivio, volgere a destra per la strada sterratae, fatte alcune centinaia di metri, sulla sinistra troviamo un largo spiazzo da cui è visibile l'ingresso della tomba.
Descrizione della tomba
L'ipogeo di Mucellana (riferibile al IV sec. a.C.?) è monumentale e certamente tra i più grandi della Val D'Elsa. E' scavato alla base di un rilievo naturale di circa 50 metri di diametro per oltre 10 metri di altezza. Suggestivamente rivestito da un fitto bosco di "paline" di leccio e delimitato da un alto ciglio a mò di tamburo ricavato nel conglomerato sedimentario tipico della zona, dà al visitatore l'impressione di un grande tumolo artificiale. La Tomba, a camera con pianta piuttosto complessa , presenta un largo dromos (metri 3,5) rivolto verso S/W con tracce di banchine laterali ora ricoperte dall' humus. L'interno è costituito da un grande vestibolo trapezioidale con stretto e allungato pilastro centrale e sei celle, irregolarmente rettangolari, disposte a coppie sui tre lati. La volta del vestibolo è a doppio spiovente con un'altezza massima di metri 2,50. Le volte delle celle laterali (tutte di oltre 2 metri di altezza) sono anch'esse a doppio spiovente con "columen" scolpito a forma di trave. Caratteristica dell'ipogeo sono i letti funebri con guanciale scolpito, disposti sulla parete di fondo di quattro delle sei celle. I boscaioli della zona fino a pochissimi anni fa, hanno adibito occasionalmente, la tomba a stalla per i muli. Non sono conosciuti i materiali del corredo funebre e scarse sono le informazioni sul ritrovamento. Sul "tumulo", diametralmente opposti all'ipogeo descritto, si possono notare i resti di due paramenti murari a secco, paralleli. Sempre nel rilievo naturale, in direzione Nord esiste una piccola cavità rettangolare, crollata, forse ad indicare un secondo ipogeo. Non è da escludere un'origine più antica del sepolcro, sicuramente gentilizio, con utilizzazione fino ad epoche più recenti. La Società Archeologica Valdelsa, a questo proposito, sta facendo ricerche più approfondite.
LA ZONA DI MUCELLANA
Mucellana è un complesso archeologico di notevole estensione e di grande potenzialità, fra i meno esplorati di tutta la Val D'Elsa. Non è da escludere che una necropoli si estenda intorno al "tumulo" e numerosissimi resti di cavità, ora franate, si possono notare nel bosco e lungo la strada che costeggia lo stesso verso Nord in direzione del Montemaggio. Su la tipologia di alcune di queste cavità si può essere tratti in inganno dall'origine carsica del luogo, che può far scambiare crolli e crepe naturali per tombe etrusche. La zona è, a più riprese, delimitata da cinte murarie costruite a secco, appartenenti a castellieri comunemente classificati come "Pre-etruschi". Sono numerosissimi e di grande estensione, da Montauto a Mucellana, spesso disposti concentricamente, molto simili alle cinte protostoriche della Selva del Lamone presso Farnese (Viterbo). a Società Archeologica Valdelsa ha in programma una ricerca di fondi per l'esplorazione sistematica della zona.
Tomba di Mucellana (foto varie)
Planimetria della tomba di Mucellana
Associazione Archeologica Volontariato Mediovaldarno
Sede: Piazza Farinata degli Uberti, 10/11 - 50053 Empoli (FI) - C.P.218
Archivio e restauro: Via Bronciani, 10 - Loc. Molin Nuovo - 50053 Empoli (FI)
E-mail: info@archeoempoli.it