Cavalli di terracotta, dadi, bambole, palle di pezza,carrettini e tutta una schiera di balocchi e giochi che caratterizzavano la vita degli antichi romani.
Particolare del mosaico delle dieci ragazze, da Piazza Armerina
Il gusto di giocare, di divertirsi è sempre stata, in ogni epoca della nostra storia, una necessità primaria per grandi e per piccini. Sotto questo aspetto gli antichi romani non erano certo gli ultimi arrivati. Durante gli scavi archeologici nelle varie parti d'Italia e nell'antico mondo romano sono saltate fuori un'infinità di testimonianze che hanno contribuito a ricostruire i vari tipi di divertimenti e svaghi da loro particati; dai giochi per i bambini per lo più caratterizzati da giocattoli di vario materiale e da imitazioni delle azioni e comportamenti degli adulti, a quelli dei grandi con giochi di abilità, d'azzardo e sportivi. In ogni caso, ai romani, la voglia di divertirsi non è mai venuta meno, anche perchè da sempre rappresenta un mezzo per non pensare ai dispiaceri e per rilassarsi dalle dure giornate lavorative.
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Alcuni tipi di dadi |
Pedine per giochi da tavolo |
Altri giochi praticati erano: quello del "pari e dispari" con cui un giocatore teneva chiuso nelle mani un determinato numero di sassolini e l'altro doveva indovinare se erano di numero pari o dispari; quello del capita et navia, il nostro testa o croce con cui si doveva indovinare se la moneta cadeva dalla parte della testa o della nave; i giochi con le noci, che erano più giochi di abilità che di fortuna, nei quali venivano fatti dei cumoli formati da tre noci come base e una sopra, si doveva cercare di colpire il cumolo lanciando una quinta noce da una certa distanza (come il nostro gioco del tiro al barattolo), chi colpiva il cumolo vinceva le noci che aveva abbattuto; altra variente era quella lanciare alcune noci e cercare di fare canestro in un vaso dal collo stretto.
I Giochi d'azzardo veri e propri erano per lo più rappresentati da combattimenti fra animali. La legge romana era molto severa con i giochi d'azzardo, infatti, questi erano proibiti, ma con una piccola deroga durante i Saturnalia ( le feste romane di tipo carnevalesco), e i debiti di gioco non erano riconosciuti e se il gicatore debitore aveva già pagato poteva richiedere giudizialmente quanto aveva dato al giocatore creditore ( la nostra legge non prevede la restituzione di quanto spontaneamente pagato dal debitore al gioco.).
Altri giochi, come il filotto, erano praticati su rudimentali scacchiere ( spesso incise su pavimenti o sui gradini dei fori cittadini), c'era anche una versione primitiva del nostro gioco della dama e degli scacchi, chiamato ludus latrunculorum, il gioco dei soldati (mercenari), in cui le pedine venivano mosse come se si trattassero di un esercito durante una battaglia.
Infine il gioco della palla, anche questo era praticato da persone di tutte le età. La palla era riempita di vari materiali: piume, stoffa, sabbia, oppure anche gonfiata ad aria.
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Bambola con arti snodabili |
Sin dalla prima infanzia, per i bambini romani il gioco era
considerato un diritto e anche una forma di attività formativa prima
dell'inizio dell'avventura scolastica. Gran parte delle attività ludiche
dei bambini era improntata sull'imitazione delle imprese dei grandi e nei
giochi di gruppo questo dava spazio all'inventiva dei piccoli, i quali si
improvvisavano attori e mettevano in scena vere e proprie parate militari
( infatti la preferenza era data all'imitazione di gesta belliche ) nelle
quali ognuno interpretava un personaggio dal grande imperatore al soldato
semplice.
I ragazzini delle classi sociali più basse si divertivano con giocattoli costrutiti in materiali vari; come il legno, modellato in modo da farlo diventare una barca, un animale, un carrettino; oppure modellando il fango ed essiccandolo; sempre con il fango i bambini costruivano capanne o fortezze militari, proprio come fanno tutt'oggi i loro coetanei costruendo castelli di sabbia sulle nostre spiagge. I ragazzi delle classi più elevate disponevano invece di veri e propri giocattoli commissionati dai loro genitori a esperti artigiani; come i cerchi (orbis, trochus) da far correre con la bacchetta (clavis), trottole (turbo), carrettini a forma di animale con ruote, bambole (pupae) ecc. Uno dei giocattoli più diffusi era il carrettino, una biga in miniatura , che poteva essere: piccola, che veniva legata ad animali di piccole dimensioni (molto spesso i trascinatori erano dei malcapitati topi che per lo spavento trascinavano il carrettino dando luogo ad una vera e propria corsa di bighe impazzite ) oppure grande, in modo tale che il bambino potesse guidarla lui stesso e di solito era trascinata da una pecora, una capra, un cane e alcune volte da un'altro amico che si prestava a fare le veci del cavallo. Altri giochi, di origine greca, erano: l'altalena, l'aquilone, acchiappino e mosca cieca. Come i maschi, si è detto che imitavano le gesta dei loro colleghi adulti dello stesso sesso, le femmine logicamente giocavano ad imitare la figura materna, e lo facevano di solito con il classico giocattolo che ha caratterizzato e caratterizzerà per sempre il gioco delle bambine di ogni tempo ed età: le bambole (pupae). A noi sono giunti molti esemplari trovati nelle tombe di ragazze morte ancora in giovane età; alcune erano bambole con arti snodabili e fornite di vestiti e mobili per la casa prorio come alcune bambole moderne. |
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